Home

Da sempre intorno allo Sferisterio si sono raccolti tanti cittadini e appassionati che in modi diversi ne hanno accompagnato e sostenuto le attività.

Con la costituzione dell'associazione si è inteso riprendere questa tradizione e lo scopo perseguito, attraverso l’azione volontaria dei propri aderenti, è quello di suscitare e sviluppare, a tutti i livelli, l’interesse per quello che può essere considerato il cuore culturale della città, contenitore e generatore di contenuti. 

L'Associazione Amici dello Sferisterio dal 2017 organizza una vasta gamma di attività culturali, tra cui conferenze, percorsi scolastici, incontri con artisti e presentazioni, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza della musica, del teatro e delle tradizioni culturali legate allo Sferisterio.

Offriamo occasioni di approfondimento per il pubblico di tutte le età, favorendo la partecipazione attiva della comunità e contribuendo alla formazione culturale di studenti, professionisti e appassionati.

Collaboriamo con scuole, istituzioni e associazioni locali per arricchire l’offerta culturale di Macerata e stimolare il dialogo tra il patrimonio storico e le nuove generazioni.

Dette attività si realizzeranno, in particolare, tramite conferenze, incontri, ascolti guidati, e specifici eventi di spettacolo. 

News

Nicola Benedetti, l’Ombra e Verdi Nel 150° della morte del basso di Pollenza, un omaggio nel segno del Macbeth

Nicola Benedetti, l’Ombra e Verdi Nel 150° della morte del basso di Pollenza, un omaggio nel segno del Macbeth

26/07/2025

La stagione 2025 del Macerata Opera Festival segna il ritorno di uno dei titoli più potenti del catalogo verdiano: Macbeth, nella fortunata e acclamata messinscena firmata da Emma Dante del 2019, che ebbe un grande successo di pubblico e critica.

Questa ripresa si intreccia con un anniversario particolarmente significativo per il territorio: i 150 anni dalla morte del basso marchigiano Nicola Benedetti (1821–1875), nativo di Pollenza, interprete di ruoli verdiani in numerosi teatri italiani e internazionali, e protagonista della prima assoluta del Macbeth nel ruolo di Banco, andata in scena il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola di Firenze. L’opera fu commissionata a Verdi da uno dei più influenti impresari italiani dell’epoca – anche lui di origini marchigiane  - Alessandro Lanari.

Fu un debutto leggendario. Secondo le cronache dell’epoca, il compositore nel corso dell’opera fu richiamato sul palcoscenico 27 volte, mentre il pubblico tributava applausi scroscianti a tutta la compagnia, riconoscendo il valore innovativo e drammatico di un’opera destinata a segnare la storia.

Verdi guardava alla tragedia di Shakespeare come a una vetta assoluta dell’ingegno umano. In una celebre lettera del luglio 1846 scriveva al librettista Francesco Maria Piave: Questa tragedia è una delle più grandi creazioni umane! Se non possiamo farne una cosa grande, cerchiamo almeno di farla con onore.»

Fu con questo spirito che affrontò la composizione, ponendo una particolare attenzione all’atmosfera e alla resa scenica. Tra le altre, diede indicazioni dettagliate sull’apparizione dell’Ombra di Banco, ispirandosi – come racconta in una lettera del 1846 – a uno spettacolo londinese. In un’altra missiva, tuttavia, si lamenta con Lanari per l’indisponibilità di alcuni cantanti a interpretare la scena come comparsa muta. Non sappiamo con certezza se tra questi vi fosse anche Benedetti. Quel che è certo è che il basso di Pollenza fu scritturato in una fase successiva rispetto ad altri interpreti principali, come Felice Varesi (Macbeth), a cui Verdi affidò il ruolo sin dall’inizio.

Dopo averlo ascoltato durante le prove, il compositore rimase tanto colpito dalla sua voce – che le cronache descrivono come “vibrata e poderosa, capace di intensità che evocavano il ruggito del leone” – da decidere di aggiungere per il personaggio di Banco l’aria Come dal ciel precipita, inizialmente non prevista nella prima stesura dell’opera. La decisione è confermata anche dalla numerazione autografa dei pezzi musicali.

Figlio di una famiglia che lo destinava alla vita ecclesiastica – scelta già intrapresa da due suoi fratelli maggiori – Benedetti mostrò fin da giovane una forte vocazione per la musica. A sedici anni intraprese lo studio della musica sacra, mettendo in luce una voce di basso già promettente, e si perfezionò a Bologna sotto la guida del maestro Luigi Ronzi.

Cantante solido, con un repertorio centrato in particolare su Bellini, Donizetti e Verdi, Benedetti calcò, tra il 1843 e il 1868, i palcoscenici più importanti: Firenze, Roma, Torino, Venezia, Bologna, Verona, Lisbona, Bucarest, Madrid, Costantinopoli, interpretando soprattutto molti dei grandi ruoli verdiani di basso del tempo: Attila, Zaccaria, Oberto, Silva e altri ancora.

A Nicola Benedetti – in occasione del bicentenario della nascita nel 2021 – lo studioso Fabio Sileoni ha dedicato un’approfondita biografia dal titolo Nicola Benedetti, celebre basso verdiano. Il volume, edito da Andrea Livi Editore, ricostruisce con accuratezza la carriera del cantante pollentino e il contesto musicale del suo tempo, restituendo rilievo a una voce che contribuì al successo di diverse opere del repertorio romantico. Molti sono infatti gli artisti nati nelle Marche interpreti di ruoli primari nelle opere dell’epoca e protagonisti sulle scene dei principali teatri italiani ed europei.

Nel foyer del teatro di Pollenza, intitolato a Giuseppe Verdi, è presente un pannello commemorativo dedicato a Nicola Benedetti, dipinto dal pittore Giuseppe Fammilume, che ne celebra la memoria e l’importante contributo alla storia del melodramma.

L’Associazione Amici dello Sferisterio, in collaborazione con il Comune di Pollenza, lavora ormai da alcuni anni alla valorizzazione dei personaggi pollentini legati al mondo del melodramma e, dal 2022, nei giorni attorno al 10 ottobre – data di nascita di Giuseppe Verdi – organizza proprio a Pollenza l’iniziativa “Buon Compleanno Maestro”, un appuntamento di approfondimento e racconto che intreccia la storia locale con quella del grande compositore.

UNA GOLOSA SERATA DI GALA Cibo, musica e arte in mostra allo Sferisterio

UNA GOLOSA SERATA DI GALA Cibo, musica e arte in mostra allo Sferisterio

08/07/2025

Cibo, musica e arte in mostra allo Sferisterio
Dal 15 luglio 2025 – Corridoio Innocenziano, Arena Sferisterio

Una nuova mostra si inserisce nell’estate maceratese: si intitola Una golosa serata di gala e sarà inaugurata martedì 15 luglio alle ore 18 nel suggestivo Corridoio Innocenziano dell’Arena Sferisterio.

Organizzata dall’Associazione Amici dello Sferisterio, con il patrocinio del Comune di Macerata, del Macerata Opera Festival, di Macerata Culture e di Sistema Museo, l’esposizione propone un originale percorso visivo e narrativo tra musica, opera e gastronomia.

Il progetto nasce dall’incontro tra due ex compagni di scuola: Paul Rooms, artista poliedrico che ha trasformato in disegno la poesia del cibo, e Gianluigi Corinto, docente universitario appassionato di musica, enogastronomia e scrittura. I loro lavori si intrecciano in un divertissement che, con ironia e immaginazione, rilegge l’opera lirica attraverso gli occhi (e il palato) dei suoi compositori più celebri.

Un viaggio che racconta, con leggerezza e creatività, l’universo gastronomico di maestri come Rossini, Verdi e Puccini, e invita il visitatore a scoprire come arte, musica e sapori possano fondersi in un’unica esperienza evocativa. I disegni accompagneranno il pubblico in un gioco continuo di rimandi, curiosità storiche e suggestioni che uniscono cucina e melodramma in un racconto tutto da gustare.

 

Dal 15 luglio (inaugurazione ore 18) al 10 agosto negli orari di visita dello Sferisterio

Presentazione del programma completo della rassegna "Rien que la Femme" febbr-apr 2025

Presentazione del programma completo della rassegna "Rien que la Femme" febbr-apr 2025

07/02/2025

Gli Amici dello Sferisterio hanno inaugurato il 2025 nella Gran Sala Cesanelli dello Sferisterio con la conferenza Gilda e le altre: Amore e Menzogna all'ombra della Maledizione, a cura di Luca Baccolini, critico musicale e scrittore. L’incontro è inserito nella Rassegna Rien que la Femme: La Donna nell’Opera tra Archetipi e Stereotipi.

Un numeroso pubblico ha partecipato giovedì pomeriggio in Gran Sala Cesanelli alla conferenza con Luca Baccolini che ha offerto ai presenti in sala una lettura profonda di Rigoletto, andando oltre la superficie della vicenda, dando spessore e complessità ai singoli personaggi, con particolare attenzione a Gilda e alle dinamiche interpersonali. Baccolini ha sottolineato la grande capacità drammaturgica di Verdi e il valore storico e innovativo dell’opera, che ha segnato un passaggio di sviluppo cruciale nel melodramma, italiano e non.

Presentazione del programma completo della rassegna "Rien que la Femme" Presenti l'Assessore Cassetta e la Sovrintendente del Macerata Opera Festival Lucia Chiatti, l’incontro è stato anche l’occasione per presentare il programma completo e il calendario della rassegna Rien que la Femme: La Donna nell’Opera tra Archetipi e Stereotipi. Questo ciclo di conferenze, che gode del patrocinio e del contributo dalla Commissione Regionale per le Pari Opportunità tra uomo e donna, e del patrocinio del Comune di Macerata, di UNIMC, CRT e Appassionata, si svilupperà tra febbraio e aprile 2025, è stato pensato come un percorso di approfondimento che non si limita solo all’analisi musicologica, ma propone anche riflessioni sulla parità di genere e sull'evoluzione dei ruoli femminili nella società, ponendo l'accento sul come l'opera sia sempre stata specchio della realtà sociale e culturale delle epoche in cui è stata concepita. Oggi le sue storie e le sue eroine continuano a sollevare interrogativi sul ruolo della donna, sull’identità e sull’emancipazione.

Un’occasione per guardare l’opera con occhi nuovi Il programma prevede ancora nove appuntamenti: Cristina Bersanelli (19 febbraio) guiderà i partecipanti in un viaggio nella storia dell’opera attraverso i personaggi femminili del melodramma, che hanno incarnato archetipi universali e sfidato gli stereotipi culturali dal Seicento a Puccini, mentre Fabio Larovere (7 marzo) approfondirà la figura di Anna Glawari, protagonista de La Vedova Allegra, esempio di femminilità moderna e indipendente. Stefania Bonfadelli (2 aprile), regista e interprete, proporrà un percorso sulle donne interpreti che hanno cambiato il modo di fare opera, da Anna Renzi alle dive del Novecento. Piero Mioli (16 aprile) si concentrerà sulle mistiche e veggenti, esplorando il ruolo delle streghe di Macbeth e di altre figure profetiche nel melodramma.

Attenzione particolare ai giovani Il progetto riserva particolare attenzione ai giovani, con due incontri dedicati agli studenti delle scuole superiori. Valentina Anzani esaminerà la figura di Lady Macbeth, mettendo in luce il potere femminile e la percezione storica della donna “diversa”. Fabio Larovere, invece, si concentrerà su Rigoletto, chiedendosi se Gilda e le altre siano vittime o eroine, un’opportunità per esplorare i molteplici livelli di lettura di un’opera che, pur scritta nell’Ottocento, solleva interrogativi ancora attuali. Una collaborazione importante anche con l’Università di Macerata, con tre lezioni aperte anche al pubblico curate dai docenti, che analizzeranno il rapporto tra opera e letteratura. Patrizia Oppici parlerà di Victor Hugo e della sua influenza su Verdi, Maria Paola Scialdone guiderà un’indagine sulla figura femminile tra letteratura e musica tedesca, mentre John McCourt esplorerà Macbeth. Grazie alla collaborazione con UNIMC, gli studenti universitari triennali L-11 e L-12 e magistrali LM-37 e LM-38 che seguiranno gli appuntamenti del programma potranno richiedere l’accreditamento di 1 CFU per la frequenza a due incontri, fino a un massimo di 2 CFU totali.

Spettacoli e recital sul palco Non mancheranno spettacoli e recital che porteranno il progetto anche sulla scena. Il monologo Io, Giuseppina (Cesanelli, 15 febbraio ore 21), con Fulvia Zampa, accompagnata da Marica Lucarini (flauto) e Giordano Moriconi (chitarra), racconterà la figura di Giuseppina Strepponi, soprano e compagna di Verdi. Un concerto di Lieder e poesie al femminile (Pollenza, 5 aprile) con il mezzosoprano Mariangela Marini, e un evento speciale dedicato alle donne Rossiniane, con Margherita Hibel, Giulia Bruni e Luca Giarritta (pianoforte), chiuderanno il ciclo. La presidente dell’associazione, Lucia Rosa, ha portato i saluti della presidente della Commissione Regionale per le Pari Opportunità, Maria Lina Vitturini, e ha ringraziato tutti per la partecipazione, sottolineando l’importanza della collaborazione e della sinergia tra le diverse realtà coinvolte. "Vogliamo offrire un’occasione per guardare l’opera con occhi diversi, cogliendone il valore non solo artistico, ma anche sociale," ha dichiarato "Il melodramma, specchio delle epoche in cui nasce, ci parla di dinamiche e conflitti ancora attuali, offrendo spunti per riflettere su identità, emancipazione e ruoli di genere."

Informazioni più dettagliate sui singoli appuntamenti sul sito e sulle pagine social dell’Associazione Amici dello Sferisterio

Ultime News

Il fascino dell'operetta e la Vienna di inizio secolo il 5 maggio con Maria Paola Scialdone

Il fascino dell'operetta e la Vienna di inizio secolo il 5 maggio con Maria Paola Scialdone

01/05/2025

Lunedì 5 maggio 2025, alle ore 17:30, nell’aula A “O. Proietti” dell’Università di Macerata (Via Garibaldi 20), si chiuderà il ciclo Rien que la femme: la donna nell’opera tra archetipi e stereotipi, promosso dall’Associazione Amici dello Sferisterio.

Protagonista dell’ultimo incontro su letteratura e melodramma sarà la prof.ssa Maria Paola Scialdone, docente di Letteratura tedesca, con la conferenza “Listig, lästig, lustig: Hanna Glawari e il ‘mondo di ieri’”, dedicata alla Vedova allegra

Nel cuore della Vienna di inizio Novecento, mentre l'Europa si prepara a una guerra che cambierà il corso della storia, la capitale dell'Impero austro-ungarico continua a brillare nella sua opulenza culturale. I caffè sono luoghi di discussione e di creatività, i salotti rifugi di intellettuali, e nei teatri trionfa l’operetta. Si danza, si ride, si canta, ma sotto questa superficie scintillante, la Storia ha già iniziato a minare le fondamenta della Belle Époque.

Nel 1905, La Vedova Allegra di Franz Lehár, con il suo successo travolgente, incarna l'apice di questa civiltà. L'operetta, leggera e spensierata, diventa il simbolo di un’epoca che, per non affrontare la propria crisi imminente, la maschera con l'eleganza e il divertimento. La protagonista, Hanna Glawari, è moderna e indipendente, una donna che sa come giocare con i codici sociali e le aspettative maschili. Ma Hanna è anche qualcosa di più: una figura allegorica di una società che, pur di non guardare in faccia la propria decadenza, preferisce danzare e sorridere.

In parallelo, ma su un piano profondamente diverso, scrive Stefan Zweig nel suo Il mondo di ieri. Il suo è un testamento civile e spirituale che racconta la fine di quella stessa civiltà. Un'opera scritta in esilio, dopo il crollo dell'Impero, che cerca di raccogliere i frammenti di un mondo perduto, ormai privo di speranza. La Vienna che Zweig descrive è la stessa in cui Hanna Glawari si esibisce, ma priva della luce e dell’illusione di una società ormai dissolta.

Il titolo della conferenza – Listig, lästig, lustig – nasce da tre aggettivi tedeschi che, come un valzer, ruotano in sequenza, rappresentando le contraddizioni di quell'epoca:

  • Listig (astuto), come la civiltà che maschera il proprio declino dietro l’apparente cortesia e brillantezza;

  • Lästig (fastidioso), come il disagio che si nasconde dietro il sorriso e la superficialità;

  • Lustig (allegro), come la danza di chi si illude che nulla possa cambiare, mentre tutto sta per trasformarsi.

Nel confronto tra Hanna Glawari e Il mondo di ieri, esploreremo come l'operetta di Lehár, pur nella sua leggerezza, riesca a dialogare con la visione di Zweig, come l’umore scintillante della protagonista possa risuonare con la malinconia della fine di un'epoca. La Vienna di fine Ottocento, pur vivendo il suo ultimo splendore, è un mondo che sta per dissolversi, e questo incontro tra musica e letteratura ci permetterà di cogliere le sfumature di una cultura che si disgrega senza un grido, ma con una cesura silenziosa.

Come scrive Claudio Magris nel suo Il mito asburgico  nella letteratura austriaca moderna, l'Impero danubiano ha lasciato dietro di sé un’illusione di ordine e misura, ma anche una letteratura consapevole della sua fine. Autori come Hugo von Hofmannsthal, Joseph Roth e Robert Musil hanno saputo raccontare questa fine non con il grido, ma con il silenzio tra le note, con la sospensione di una civiltà che non sa come affrontare la propria dissoluzione.

Accostare La Vedova Allegra a Il mondo di ieri non è solo un esercizio di stile, ma un modo per leggere insieme due visioni del mondo che, seppur distanti nel loro approccio, sono entrambe il ritratto di una civiltà in agonia, che si rifugia nell’arte e nella forma per nascondere il vuoto che la minaccia.

Un viaggio attraverso le luci e le ombre della Vienna di inizio secolo, tra musica e letteratura, tra palcoscenico e autobiografia. Un dialogo inatteso tra la spensieratezza dell’operetta e la riflessione tragica di Zweig. Tra la risata di Hanna Glawari e la memoria di un mondo che, proprio come la sua civiltà, non tornerà mai più.

Macbeth. Messa in scena del conflitto tra tre mondi: il naturale, l'antinaturale e il soprannaturale Lunedi 28 aprile ore 17

Macbeth. Messa in scena del conflitto tra tre mondi: il naturale, l'antinaturale e il soprannaturale Lunedi 28 aprile ore 17

29/04/2025

Lunedì 28 aprile presso l'aula di Via Garibaldi si è tenuta l'attesa conferenza dedicata a letteratura e melodramma, con il Rettore John McCourt come relatore. "Macbeth. Messa in scena del conflitto tra tre mondi: il naturale, l'antinaturale e il soprannaturale", ha offerto un'opportunità unica di esplorare la tragedia shakespeariana da una prospettiva storica, letteraria e musicale.

Il conflitto tra il naturale, l'antinaturale e il soprannaturale è il cuore pulsante di Macbeth, e il Rettore ha esaminato con grande maestria come Shakespeare abbia utilizzato il soprannaturale per influenzare le scelte dei suoi personaggi, con le streghe e la profezia che diventano forze determinanti nel destino di Macbeth. Questo conflitto tra razionalità e forze invisibili non solo definisce la struttura narrativa dell'opera, ma rappresenta anche una riflessione profonda sulla corruzione morale e sul potere distruttivo che si cela dietro l'ambizione.

McCourt ha proseguito con un’analisi storica e culturale, contestualizzando Macbeth nel periodo di Giacomo I, sotto il cui regno la tragedia fu scritta. Giacomo I era particolarmente interessato al fenomeno delle streghe e al soprannaturale, come dimostrato dal suo trattato Demonology, che trattava delle streghe e dei loro poteri. Questo interesse del re si riflette nelle streghe di Macbeth, che non solo giocano un ruolo centrale nella trama, ma diventano anche simboli delle forze soprannaturali che minano l'ordine naturale. Attraverso queste figure, Shakespeare esplora la corruzione del potere e il soprannaturale serve da metafora per descrivere un conflitto più ampio tra il naturale e l'antinaturale. La tragedia, quindi, non si limita a esplorare la discesa nel crimine di Macbeth, ma riflette anche sulle preoccupazioni del tempo, in particolare sulla legittimità del potere e sulla tensione tra ordine e disordine.

Il ruolo di Lady Macbeth è stato un altro punto centrale dell’intervento. Il Rettore ha messo in evidenza come inizialmente Lady Macbeth sia una figura determinante e attiva, che spinge il marito ad assassinare il re per ottenere il potere. Tuttavia, nel corso dell'opera, Lady Macbeth si ritira, venendo meno alla sua stessa spinta ambiziosa, e comparirà solo alla fine, come simbolo del ritorno all'ordine naturale, che Macbeth ha infranto con la sua violenza. Il suo percorso, da protagonista a figura marginale, è una metafora del ripristino dell'ordine che il crimine ha messo in discussione.

Non è mancato un confronto con la versione operistica di Macbeth, che porta la tragedia shakespeariana su un altro piano, quello musicale, dove il conflitto interiore e le tensioni politiche sono amplificati dalla potenza della musica. Verdi, pur mantenendo i temi centrali del dramma, ha modificato alcuni aspetti per accentuare l’aspetto emotivo e psicologico dei personaggi, dando una nuova dimensione all'opera.

In questa lettura, il soprannaturale non è solo una dimensione simbolica, ma una forza che agisce concretamente sui destini dei protagonisti. Le streghe, che predicono il futuro, diventano metafora della misteriosa guida del destino, mentre le azioni di Macbeth sono guidate dalla sua crescente alienazione, spinta dalla determinazione a realizzare la sua visione del potere. La conferenza ha posto in evidenza come l’opera esplori il conflitto universale tra l’ambizione sfrenata e le forze che tentano di mantenere l’ordine naturale.

Il Rettore ha anche suggerito che la tragedia di Macbeth, così come la sua versione musicale, trascende il suo contesto storico per toccare temi senza tempo: il desiderio di potere, la lotta interiore, il destino e la colpa. In questa lettura, Macbeth diventa una figura tragica che lotta contro le forze oscure che determinano il suo destino, ma rappresenta l'essere umano che affronta la sua esistenza nel tentativo di affermare se stesso, anche a costo di distruggere ciò che lo circonda.

Il pubblico presente ha potuto apprezzare la ricchezza del tema e la connessione tra Shakespeare e Verdi, due figure che, ciascuna a suo modo, hanno contribuito a rielaborare una storia che continua a vivere nel tempo. L’incontro ha offerto uno spunto di riflessione su come il dramma shakespeariano, pur nato in un contesto storico specifico, ha attraversato epoche e generi, rimanendo sempre attuale.

Quando le donne fanno la rivoluzione - Da Anna Renzi a Hanna Glawari con Stefania Bonfadelli

Quando le donne fanno la rivoluzione - Da Anna Renzi a Hanna Glawari con Stefania Bonfadelli

27/03/2025

Le protagoniste femminili nell’opera hanno spesso incarnato i sogni, le paure e le ambizioni della società del loro tempo. Dai primi ruoli del Seicento fino alle eroine contemporanee, il melodramma ha dato voce a donne capaci di ribellarsi al loro destino, di scegliere l’amore o la solitudine, di sfidare le convenzioni e di imporsi come figure di riferimento non solo nel teatro, ma anche nella società.

Ma non sono solo i personaggi a raccontare questa rivoluzione: le grandi interpreti hanno avuto un ruolo fondamentale nel ridefinire il posto delle donne nel mondo dell’opera. Donne che non si sono limitate a essere semplici esecutrici, ma che hanno lasciato un segno indelebile con la loro arte e la loro personalità.

Tra queste troviamo Anna Renzi, che impose la propria voce e il proprio carattere in un mondo dominato dagli uomini; Giuditta Pasta, che trasformò Norma in un’eroina drammatica di straordinaria potenza; Emma Calvé, che fece della sua Carmen un simbolo di libertà; fino ad arrivare a Maria Callas, la cui intensità interpretativa ha riscritto il concetto stesso di "primadonna".

E poi ci sono state donne come Emma Carelli, che non solo fu un grande soprano, ma divenne anche direttrice artistica del Teatro Costanzi di Roma, dimostrando che una donna poteva non solo dominare la scena, ma anche guidare un teatro con intelligenza e determinazione.

Hanna Glawari: il teatro musicale e la rivoluzione femminile

Se molte delle grandi protagoniste dell’opera hanno avuto radici nella realtà storica, altre sono nate dalla fantasia ma hanno saputo rappresentare le trasformazioni della società. Hanna Glawari, protagonista de La Vedova Allegra, incarna un modello di donna indipendente e sicura di sé: ricca, colta, capace di scegliere il proprio destino, sfida le convenzioni di un’epoca ancora legata ai matrimoni d’interesse. Sebbene frutto della finzione, la sua figura si inserisce nel solco delle grandi interpreti del passato, proseguendo una tradizione di emancipazione femminile sul palcoscenico.

L’incontro con Stefania Bonfadelli

Stefania Bonfadelli, soprano, regista e scrittrice è autrice del libro L’opera delle prime donne, ci guiderà in un viaggio attraverso i secoli, alla scoperta delle donne che hanno fatto la storia dell’opera. Dalla prima diva del Seicento, Anna Renzi, alle grandi interpreti che hanno dato vita a eroine indimenticabili, il racconto seguirà l’evoluzione delle donne che, con talento, fascino e determinazione, hanno trasformato il teatro musicale.

Un percorso che parte dalle prime primedonne e arriva fino a figure iconiche come Hanna Glawari, una protagonista che, pur essendo un personaggio di finzione, racchiude in sé le qualità rivoluzionarie delle grandi interpreti del passato, incarnando sul palcoscenico emancipazione e forza femminile.

Un incontro per scoprire come le donne, dentro e fuori dal teatro, abbiano saputo sfidare le convenzioni e riscrivere la storia del melodramma.

"Lady Macbeth e il Lato Oscuro del Potere Femminile"

"Lady Macbeth e il Lato Oscuro del Potere Femminile"

21/03/2025

Il 20 marzo 2025, nell’ambito del progetto Rien que la Femme, si è svolto il secondo incontro speciale per le scuole, tenuto dalla musicologa Valentina Anzani, dal titolo "Lady Macbeth e le streghe: il lato oscuro del potere femminile". Questo appuntamento, che ha visto la partecipazione di studenti delle scuole superiori, ha approfondito la figura di Lady Macbeth, protagonista nell’opera Macbeth di Giuseppe Verdi.

Valentina Anzani ha esplorato come la figura di Lady Macbeth, insieme alle streghe, incarna una forza di potere che sfida le convenzioni sociali e i tradizionali ruoli femminili. Durante l’incontro, è stata messa in luce la sua ambizione spietata e il suo desiderio di cambiare il proprio destino, tracciando paralleli con le dinamiche di potere e le rappresentazioni delle donne “pericolose” e “minacciose” nel melodramma.

L’obiettivo della conferenza è stato quello di far comprendere agli studenti come la musica e la letteratura, attraverso personaggi come Lady Macbeth, possano affrontare temi universali, come la lotta per il potere e le sue conseguenze, trasformando le donne da semplici vittime in protagoniste di storie di grande forza.

 

L’incontro è stato un momento di riflessione e confronto, dando agli studenti non solo l’opportunità di approfondire la lettura musicale e letteraria di un’opera di Verdi, ma anche di comprendere come le donne siano state rappresentate nell’opera e come queste figure continuino a stimolare il dibattito sulle tematiche di emancipazione e potere.