Il 31 agosto 1823 il bergamasco Beltrami scopriva le sorgenti settentrionali del Mississippi dopo aver attraversato l'Europa, l'Atlantico e le regioni ancora sconosciute degli Stati Uniti.
In occasione della inaugurazione dellla mostra "Oltre i confini. Dalle Marche al nuovo Mondo" , la prof.ssa Emanuela Burini ha fatto una panoramica sull'eredità culturale del viaggiatore e scrittore
" L’opera letteraria che Giacomo C. Beltrami ci lascia in eredità è scritta in viaggio su taccuini e corteccia di betulla, mentre si trova in esilio nel Nuovo Mondo. Si tratta principalmente di lettere rivolte alla contessa Girolama Passeri Compagnoni dal 1822 al 1829 che confluiranno in due diari di viaggio: La Découverte des sources du Mississippi et de la rivière sanglante, (1824) e Le Méxique, (1830). Unico elemento di congiunzione alla madrepatria durante il periodo dell’esilio, le lettere della Découverte, sono redatte in tempo reale e senza ausili letterari. Scritte in francese perché possano essere lette da un pubblico ampio, Beltrami le indirizza all’amica italiana, ma anche a un potenziale lettore, che auspica essere indulgente e imparziale nei suoi giudizi.
Nel 1824 Beltrami giunge in Messico, dove redige un secondo diario di viaggio epistolare in due volumi: Le Méxique (1830). Quest’opera si configura come un libro per la sua struttura complessa e la prosa vivace, ironica e, talvolta, sarcastica, in cui alla riflessione politica sull’Indipendenza messicana si intrecciano l’interesse per la storia, l’archeologia, e altre scienze. L’autore introduce un sommario che precede ciascuna lettera-capitolo, numerose note a ogni pagina e diverse immagini delle città che visita. È principalmente l’istanza socio-politica a caratterizzare dall’esordio Le Mexique, contaminata dalle tematiche e dallo stile del romanzo epistolare foscoliano: Beltrami vi denuncia il potere temporale della Chiesa e il totalitarismo assolutista e anacronistico dei sovrani.
Fortemente criticata e messa all’indice, l’opera figura nell’Elenco dei Libri Proibiti già nel 1832. Percorrendo il Messico fra il 1824 e il 1825, l’autore dà il suo contributo letterario alla causa federalista, presentando ai lettori europei le personalità politiche dell’Indipendenza messicana, tra cui Don Mariano Herrera, patriota e soldato. Le Méxique rivela, infatti, nella sua complessità, una progettualità letteraria che non corrisponde agli schemi canonici del genere della letteratura di viaggio, ma va oltre alla ricerca di uno stile, di un linguaggio e di nuove forme di espressione letteraria.
Il rapporto epistolare con René de Chateaubriand
Beltrami era al centro del dibattito intellettuale dell’epoca, come dimostrano le lettere scritte a René de Chateaubriand dal 1829 al 1834, periodo in cui si trovava a Parigi; conservate al Fondo Beltrami della Biblioteca civica “Angelo Mai” di Bergamo, esse forniscono indicazioni esaustive sul motivo per cui il noto scrittore francese trasse ispirazione dal viaggio in America del Nord di Beltrami per scrivere il suo Voyage en Amérique (1827), oltre a fare chiarezza sul ruolo cruciale svolto dall’intellettuale liberale italiano nel contesto politico e culturale dell’epoca.
Il debito di Chateaubriand nei confronti di Beltrami, un contributo di circa cinquanta pagine della Découverte, è stato interpretato recentemente come testimonianza dell’amicizia che legò i due viaggiatori. È nella prima lettera del loro carteggio (1829), che Chateaubriand dichiara di aver attinto dal diario di Beltrami diverse note per la redazione del suo resoconto di viaggio americano. Scrive, infatti nella prima lettera: “[...] Je vais m’empresser de relire le Voyage dont les citations ont servi à enrichir les miens [...]”.
Lo scambio epistolare tra i due scrittori caratterizza il soggiorno parigino dell’intellettuale italiano che, dopo aver pubblicato Le Mexique (1830), ne invia subito una copia a Chateaubriand, perché circoli all’interno del suo entourage colto. Le lettere che risalgono al 1834 esplicitano il desiderio di Beltrami di essere letto dall’amico scrittore e di sottomettere i suoi scritti al suo giudizio, come si evince dal seguente passaggio : “En me lisant, si vous me faites l’honneur de me lire, veuillez avoir toujours présent que je parle de l’Europe en général, quand je parle de l’étranger ”.
La corrispondenza tra Beltrami e Chateaubriand rappresenta una tessera importante nel quadro complesso delle relazioni internazionali che l’intellettuale italiano coltivò negli ambienti colti nel periodo successivo alle sue scoperte geografiche e ai suoi viaggi in Messico e a Haiti, e chiarisce il motivo per cui la critica ha evidenziato in modo puntuale il tributo scientifico e letterario di Beltrami al Voyage en Amérique di Chateaubriand: ne danno conferma sia l’opera critica di Richard Switzer nell’edizione del Voyage del 1964 sia Henri Rossi, nell’edizione critica francese Honoré Champion del 2008. Lo scrittore francese, nell’introduzione al Voyage, cita il tributo di Beltrami e scrive : “C’est un étranger qui écrit en français: on reconnoîtra (sic) facilement le goût, les traits, le caractère et le juste orgueil du génie italien”.
Possiamo in conclusione evidenziare che, arricchendo il suo racconto delle note della Découverte, Chateaubriand accresce la sua opera di notizie etnografiche, geografiche e storiche, frutto della sensibilità letteraria di Beltrami e della sua appartenenza al ricco e fecondo contesto culturale dell’Europa tardo settecentesca.
La Découverte (1824) fonte di ispirazione di The Last of the Mohicans (1826)
Anche James Fenimore Cooper (1789-1851), noto scrittore americano che inaugurò la narrativa western, ebbe un debito letterario nei confronti di Beltrami, come si evince da una lettera scritta a Heidelberg nel 1837 al Presidente dell’Accademia di Scienze di Parigi: qui l’intellettuale italiano rivendica l’autenticità e la paternità del setting della Découverte (1824), che avrebbe ispirato The Last of the Mohicans (1826), il più noto romanzo dello scrittore americano.
Beltrami sostiene che Cooper abbia tratto dalle note del suo diario di viaggio in America del Nord il personaggio di Natty Bumppo, detto Hawkeye (Occhio di Falco), nonché le descrizioni dei luoghi dell’area selvaggia attorno a Fort Edward in cui il viaggiatore italiano si recò nel 1823 e che Cooper non vide mai personalmente; partendo da un dato cronologico, in effetti, La Découverte fu pubblicata a Nouvelle Orleans nel 1824, due anni prima dell’uscita del noto romanzo indiano, quindi, l’influenza di Beltrami si collocherebbe tra il primo e il secondo romanzo dello scrittore americano.
Inoltre, è da sottolineare il fatto che La Découverte, secondo la critica americana, fu privilegiata ad altri resoconti di viaggio, per esempio quello della spedizione di Stephen Harriman Long, per il romanticismo intriso nelle descrizioni delle praterie e dei fiumi del Nord America. Come argomenta Roger G. Kennedy in Men on the Moving Frontier (1969): “According to the Long expedition, the valley of the Minnesota River [...] was a desolation, [...] Giacomo Costantino Beltrami, on the other hand, was trasported by the beauty of the same landscape”.
È sulla base di queste considerazioni che possiamo riconoscere uno statuto letterario all’opera di Beltrami che ebbe, nel complesso, una ricaduta considerevole in ambito europeo e statunitense, essendo confluita parzialmente nel Voyage en Amérique di Chateaubriand e in The Last of the Mohicans di Cooper."
(Emanuela Burini)