Lunedì 5 maggio 2025, alle ore 17:30, nell’aula A “O. Proietti” dell’Università di Macerata (Via Garibaldi 20), si chiuderà il ciclo Rien que la femme: la donna nell’opera tra archetipi e stereotipi, promosso dall’Associazione Amici dello Sferisterio.
Protagonista dell’ultimo incontro su letteratura e melodramma sarà la prof.ssa Maria Paola Scialdone, docente di Letteratura tedesca, con la conferenza “Listig, lästig, lustig: Hanna Glawari e il ‘mondo di ieri’”, dedicata alla Vedova allegra
Nel cuore della Vienna di inizio Novecento, mentre l'Europa si prepara a una guerra che cambierà il corso della storia, la capitale dell'Impero austro-ungarico continua a brillare nella sua opulenza culturale. I caffè sono luoghi di discussione e di creatività, i salotti rifugi di intellettuali, e nei teatri trionfa l’operetta. Si danza, si ride, si canta, ma sotto questa superficie scintillante, la Storia ha già iniziato a minare le fondamenta della Belle Époque.
Nel 1905, La Vedova Allegra di Franz Lehár, con il suo successo travolgente, incarna l'apice di questa civiltà. L'operetta, leggera e spensierata, diventa il simbolo di un’epoca che, per non affrontare la propria crisi imminente, la maschera con l'eleganza e il divertimento. La protagonista, Hanna Glawari, è moderna e indipendente, una donna che sa come giocare con i codici sociali e le aspettative maschili. Ma Hanna è anche qualcosa di più: una figura allegorica di una società che, pur di non guardare in faccia la propria decadenza, preferisce danzare e sorridere.
In parallelo, ma su un piano profondamente diverso, scrive Stefan Zweig nel suo Il mondo di ieri. Il suo è un testamento civile e spirituale che racconta la fine di quella stessa civiltà. Un'opera scritta in esilio, dopo il crollo dell'Impero, che cerca di raccogliere i frammenti di un mondo perduto, ormai privo di speranza. La Vienna che Zweig descrive è la stessa in cui Hanna Glawari si esibisce, ma priva della luce e dell’illusione di una società ormai dissolta.
Il titolo della conferenza – Listig, lästig, lustig – nasce da tre aggettivi tedeschi che, come un valzer, ruotano in sequenza, rappresentando le contraddizioni di quell'epoca:
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Listig (astuto), come la civiltà che maschera il proprio declino dietro l’apparente cortesia e brillantezza;
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Lästig (fastidioso), come il disagio che si nasconde dietro il sorriso e la superficialità;
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Lustig (allegro), come la danza di chi si illude che nulla possa cambiare, mentre tutto sta per trasformarsi.
Nel confronto tra Hanna Glawari e Il mondo di ieri, esploreremo come l'operetta di Lehár, pur nella sua leggerezza, riesca a dialogare con la visione di Zweig, come l’umore scintillante della protagonista possa risuonare con la malinconia della fine di un'epoca. La Vienna di fine Ottocento, pur vivendo il suo ultimo splendore, è un mondo che sta per dissolversi, e questo incontro tra musica e letteratura ci permetterà di cogliere le sfumature di una cultura che si disgrega senza un grido, ma con una cesura silenziosa.
Come scrive Claudio Magris nel suo Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna, l'Impero danubiano ha lasciato dietro di sé un’illusione di ordine e misura, ma anche una letteratura consapevole della sua fine. Autori come Hugo von Hofmannsthal, Joseph Roth e Robert Musil hanno saputo raccontare questa fine non con il grido, ma con il silenzio tra le note, con la sospensione di una civiltà che non sa come affrontare la propria dissoluzione.
Accostare La Vedova Allegra a Il mondo di ieri non è solo un esercizio di stile, ma un modo per leggere insieme due visioni del mondo che, seppur distanti nel loro approccio, sono entrambe il ritratto di una civiltà in agonia, che si rifugia nell’arte e nella forma per nascondere il vuoto che la minaccia.
Un viaggio attraverso le luci e le ombre della Vienna di inizio secolo, tra musica e letteratura, tra palcoscenico e autobiografia. Un dialogo inatteso tra la spensieratezza dell’operetta e la riflessione tragica di Zweig. Tra la risata di Hanna Glawari e la memoria di un mondo che, proprio come la sua civiltà, non tornerà mai più.